Fables – recensione fumetto di Bill Willingham

Fables

Fables è una graphic novel meravigliosa, con protagonisti i più disparati personaggi delle fiabe. Preparatevi a seguire le avventure di Biancaneve, del Lupo Cattivo, dei tre porcellini e di molti altri… Tutti catapultati nel nostro mondo e sull’orlo di una guerra con un nemico misterioso.

Ideato e scritto da Bill Willingham, Fables è stata una delle pubblicazioni di punta della Vertigo.

La storia inizia senza preamboli, ma trasporta immediatamente i lettori e le lettrici in una New York caotica, moderna e cosmopolita, dove i personaggi delle fiabe hanno riorganizzato la loro vita.

Ma come hanno fatto i protagonisti di Biancaneve, Cenerentola, La bella e la bestia e di mille altre fiabe a trovarsi nel nostro mondo?

Per scoprirlo non vi resta che seguire le loro avventure, imparando che le storie che abbiamo amato da bambini non raccontano la verità, almeno, non del tutto.

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Personaggi non proprio…fiabeschi

Dimenticate le principesse che sognano a occhi aperti, le fate madrine e le loro magie, il principe azzurro e il “vissero per sempre felici e contenti”.

In Fables non troverete nulla di tutto ciò: Biancaneve ha divorziato dal principe Azzurro, che l’ha tradita con Cenerentola e Aurora, ed è un donnaiolo senza scrupoli, pronto a tutto pur di raggiungere i suoi piani.

Così alla più bella del reame non è rimasto altro che raccogliere il suo cuore spezzato e nascondere i suoi sentimenti in una corazza, per evitare di essere ancora ferita.

Nel fumetto, Biancaneve è l’inflessibile vicesindaco di Favolandia, il quartiere intorno a cui i personaggi delle favole si sono riuniti.

Nessuno osa contrastarla, proprio a causa del suo carattere, con l’unica eccezione dello sceriffo della comunità: Luca Wolf, alias, il lupo cattivo.

Wolf si diverte a stuzzicare Neve e tra i due c’è una chimica che entrambi fanno fatica a ignorare e che li porterà a collidere, in un più di un senso…

Fables: riscrivere le favole, per ricordare che i draghi possono essere uccisi…

Riscrivere un intero patrimonio culturale non è certo un’operazione semplice: comporta non solo conoscere le numerose varianti di quel patrimonio, e le fiabe ne hanno tante, ma anche saperne mantenere lo spirito, rendendo attuale la loro forma.

Il mondo delle fiabe è complesso, stratificato e ricco di significati nascosti.

Intere antologie sono state dedicate allo studio della psicanalisi dei personaggi delle fiabe, dei messaggi che i loro personaggi portano.

Ciò che Bill Willingham fa è esattamente questo: trasportando nel nostro mondo i personaggi che anche Disney ci ha insegnato a vedere in un certo modo, in maniera edulcorata, completamente buoni o cattivi, senza troppe sfumature, o che abbiamo letto e riletto nelle pagine di libri tramandati da nonne a nipoti, restituisce loro sfumature e complessità.

I protagonisti di Fables sono “umani”, non miti intangibili e che non possiamo raggiungere, ma reali, concreti, con pregi e difetti.

Willingham rilegge le fiabe, ridando tridimensionalità ai protagonisti delle storie, ma non solo, li rende veri protagonisti delle loro storie, donando loro una capacità agente che i precedenti scrittori, da Perrault ai Grimm, avevano sottratto.

E non vuole che questi personaggi, grigi, ambigui, che imprecano, si insultano e sbagliano, ma amano anche con tutta la loro essenza, siano semplici marionette di una penna capricciosa.

Tutt’altro: l’autore non ha potere su di loro, essi sono creature libere e indomite, in grado di agire con una volontà che non sempre li porta a compiere la scelta giusta, ma che proprio per questo li rende vicini ai lettori del fumetto.

E, così facendo, permette ai suoi lettori di identificarsi maggiormente, di scoprire che anche Biancaneve ha avuto il cuore spezzato, che va bene sbagliare, come Wolf, perché poi c’è sempre una seconda possibilità, che è importante chiedere scusa e questo ci rende liberi e forti.

Con Fables, Willingham ricorda ai suoi lettori che le fiabe non insegnano che esistono i draghi, ma che i draghi possono essere uccisi e che il “per sempre felici e contenti” può non essere come lo aspettavamo, ma forse può essere infinitamente più bello.

Articolo a cura di Maria Castaldo

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