Dossier pensioni. L’investimento in Fondo pensione è una scelta conveniente?

Abbiamo già affrontato il tema della previdenza capendo quali sono le differenze sostanziali tra quella pubblica e quella complementare. Oggi trattiamo il tema del fondo pensione.

Nel precedente articolo, infatti, ci siamo soffermati su queste specifiche tecniche, capendo che dunque la previdenza pubblica è finanziata dai contributi dei lavoratori ed è valida per tutti, mentre la previdenza privata, o anche complementare, è quella che può essere fornita tramite iscrizione a un Fondo pensione privato. Quest’ultimo investe i contributi dei lavoratori per maturare, al termine della loro carriera, una rendita che sia diversa dalla pensione di base.

Ma a chi è rivolta la previdenza complementare e come si valutano i contributi del Fondo pensione?

Partiamo dal presupposto che la previdenza complementare sia in primo luogo disponibile per tutti i cittadini, anche per i non lavoratori.

Possono accedervi dunque dipendenti, liberi professionisti o semplicemente enti singoli e soggetti che abbiano aderito a un Ente previdenziale complementare.

Tenendo ben in considerazione quanto suddetto, quindi, è evidente che ci si domandi i contributi che si versano sugli Enti previdenziali come facciano a maturare. Soprattutto, su che base si calcolano al fine dell’ottenimento di una pensione complementare.

Il meccanismo con cui si attribuiscono i valori ai contributi versati basa il principio sul rendimento dei mercati finanziari, per cui ogni tipo di investimento ha un diverso rischio ed è importante sapere bene dove si stanno andando a versare i propri soldi.
Le linee di investimento più interessanti sono molteplici, ovvero vi è quella obbligazionaria, bilanciata, garantita o azionaria, ad esempio.

Patrimonio, arco temporale e previsione di un reddito futuro sono tutti parametri che andrebbero valutati prima di fare un qualsiasi passo di investimento.

A rigor di logica, maggior tempo si sfrutta investendo e non prelevando le somme maturate, più sarà alta la cifra che si andrà a formare negli anni.
È dunque possibile prelevare una parte del proprio investimento in qualsiasi momento (ovviamente dipenderà però dalle determinate condizioni poste in essere dal proprio Ente previdenziale / Fondo pensione a cui si è iscritti), ma la riscossione di parte delle somme investite andrà logicamente a diminuire i margini della propria posizione economica futura.

La previdenza complementare allora è veramente vantaggiosa?

A questo interrogativo si risponde agevolmente.

Sì, sicuramente l’investimento a un Fondo pensione consente di ottenere una maturazione di quote pensionistiche integrative migliori rispetto ad altre forme di investimento, e questo perché chi decide di aderire a un Ente previdenziale verserà i propri contributi con una tassazione più favorevole rispetto ad altri.

Volendo ragionare per termini matematici e pratici, i rendimenti sono tassati di circa il 20%, a confronto di un minimo 26% per altri enti. La percentuale viene anche a diminuire qualora si versassero i propri contributi sotto forma di titoli di Stato (o equiparati), giacché si scende a un tasso agevolato del 12,50%.

Articolo di Sara Barone

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