Per le scuole visitare il Cimitero delle Fontanelle vuol dire conoscere lo speciale rapporto che i napoletani hanno con l’aldilà
A Napoli, in luoghi quali il Cimitero delle Fontanelle e la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, sono ricordate le “anime pezzentelle”. Con questo termine, i partenopei indicano gli spiriti che si ritrovano nel Purgatorio e che per questo motivo invocano il refrisco, l’alleviamento della pena subita.
Si creano così i presupposti per un vero e proprio patto tra l’anima presente nel Purgatorio e il napoletano: il primo aiuta il fedele a realizzare desideri quali passare un esame all’Università, vincere al Lotto o sposarsi, mentre il secondo recita diverse preghiere al giorno affinché l’anima possa passare il più velocemente possibile in Paradiso. Pezzentella deriva infatti dal verbo latino petere (chiedere per ottenere).
Come nasce il Cimitero delle Fontanelle?
La Sanità, un vallone naturale alle falde di Capodimonte, è stata utilizzata sin dall’antichità come luogo di sepoltura. Da quella lontana epoca, si è instaurata una profonda connessione tra i vivi e i morti.
Il Cimitero delle Fontanelle si trova proprio in questa zona così particolare di Partenope e il suo nome deriva dalla presenza, secoli fa, di diverse fonti d’acqua. Il luogo è stato ricavato da una cava tufacea, un materiale che si trova molto facilmente in questa zona di Napoli.
Le Fontanelle, in 3.000 m2, accolgono circa 40.000 resti di persone, in gran parte vittime di calamità o pandemie, come la Peste del 1656 e il Colera del 1836.
Oltre ai morti causati dalle epidemie, sono conservati anche i resti provenienti dalle “terresante“, ovvero i sepolcreti delle confraternite laicali situati negli ipogei ecclesiastici. Sepolture che non furono più permesse nelle chiese quando Gioacchino Murat adottò, per il Regno di Napoli, l’Editto di Saint Cloud (12 giugno 1804) che vietava la tumulazione all’interno delle mura cittadine (grazie a questo editto sono nati i cimiteri moderni).
Entra in scena Gaetano Barbati
L’odierna sistemazione del Cimitero delle Fontanelle è figlia delle scelte realizzate dal canonico della Cattedrale di Napoli, Gaetano Barbati. Fu lui che, con l’aiuto di vari fedeli, sistemò i resti seguendo la tipologia delle ossa presenti (femori, teschi e tibie), organizzando come chiesa provvisoria una parte della cava.
Per tutti questi motivi, quando il Comune decise di rendere accessibile al pubblico il cimitero, nel marzo 1872, il luogo fu affidato alle cure del Barbati.
Il culto delle anime pezzentelle
Chi visita questo luogo così caro ai napoletani troverà 3 grandi gallerie, conosciute come navate, nelle quali ci sono le corsie ricoperte di femori, tibie e soprattutto teschi. Proprio qui è possibile conoscere il legame che lega i vivi e i morti. Diversi teschi (anche conosciute come capuzzelle), infatti, non sono accatastati alla rinfusa con gli altri ma conservati in teche di vetro e hanno anche un nome come il Capitano e Donna Concetta ‘a capa che suda.

Perché? Avvicinandosi ad una di queste teche è possibile leggere il nome di una famiglia e la dicitura “Per grazia ricevuta”.
Vuol dire che l’anima, di quella particolare capuzzella, è legata a quella famiglia: la grazia ricevuta rappresenta la conferma che il patto è stato siglato.
Generalmente, il tutto inizia con un sogno: un’anima del Purgatorio racconta al prescelto la propria vita e gli spiega anche dove trovare il teschio corrispondente. La persona che ha fatto il sogno si reca alle Fontanelle per trovare la particolare capuzzella, facendola diventare come un membro aggiuntivo della propria famiglia. Se la grazia richiesta avviene, la teca sarà mantenuta e addirittura migliorata se il legame tra le due parti in causa continua.
Grazia sì, grazia no
Un duro colpo a questo antico culto è avvenuto martedì 29 luglio 1969, giorno in cui il Tribunale ecclesiastico per la causa dei santi emanò un decreto che proibiva il culto individuale delle capuzzelle perché considerato come un simbolo di fede pagana. Secondo la Chiesa, infatti, solo i Santi possono fare miracoli, non semplici anime che non hanno neppure raggiunto il Paradiso.
Si decise però di consentire la celebrazione di una messa mensile per la salvezza delle anime del Purgatorio e una processione ogni 2 novembre, il giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti.
L’Anniversarium Omnium Animarum
Il nome latino originario di questa commemorazione, che si celebra ogni 2 novembre, è Anniversarium Omnium Animarum (Anniversario di Tutti i Defunti). La prima testimonianza scritta certa della Commemorazione di tutti i fedeli defunti risale all’opera Ordo Romanus, risalente al XIV Secolo.
Secondo una consolidata tradizione, il rito sarebbe attribuibile a Sant’Odilone di Cluny, abate benedettino. Nel 998, infatti, la riforma portata avanti dall’Abbazia di Cluny stabiliva
“che le campane dell’abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1º novembre per celebrare i defunti, e il giorno dopo l’eucaristia sarebbe stata offerta pro requie omnium defunctorum”.
Ancora oggi, nonostante tutto, tanti fedeli o semplici curioso visitano il Cimitero delle Fontanelle. Anche se in questo periodo è chiuso, è sempre consigliabile per le scuole visitare un luogo così ricco di Storie, individuali e collettive.
Articolo a cura di Alessandro Maria Raffone