Il 10 settembre la Mostra del Cinema di Venezia 2022, 79a edizione, ha chiuso i battenti celebrando, come ha detto la sua madrina ufficiale l’attrice Rocio Munoz Morales, una mostra di straordinaria normalità.
Infatti l’esperienza del Covid, nei giorni della Mostra, si poteva vedere solo in qualche spettatore che per precauzione continuava a utilizzare la mascherina. Grande euforia e senso di libertà si respirava nei ristoranti, bar e nei tanti eventi dopo le ultime due mostre all’insegna del distanziamento e con mascherine sempre indossate.
Nella seconda settimana dell’evento si è potuto assistere alla proiezione dei due ultimi film italiani in concorso, “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio e “Chiara” di Susanna Nicchiarelli.
Nel primo si narra la storia vera di un fatto di cronaca degli anni 60.
Provincia di Piacenza, anni Sessanta. Aldo Braibanti è un intellettuale con un gran seguito tra i giovani, che frequentano la sua “factory” dove si recita, si creano installazioni artistiche, si scrivono poesie. Fra i suoi adepti c’è Riccardo, che sogna di essere apprezzato dal suo maestro ma che da lui riceve solo critiche. Un giorno Riccardo porta con sé il fratello Ettore, che ha scovato una di quelle formiche che Braibanti, anche mirmecologo, colleziona in una teca. E l’intellettuale dimostra subito gratitudine e stima verso quel ragazzo intelligente e gentile. Ma anche un’attrazione, presto diventata reciproca da parte del ragazzo, che gli costerà la libertà e la carriera: perché Braibanti è anche un omosessuale dichiarato.
Contro Braibanti la madre di Ettore intenterà la prima (e unica) causa per plagio non su un’opera dell’ingegno ma su un essere umano. In realtà il processo, da parte della società italiana, era all’omosessualità, non rubricata come reato solo perché il codice italiano, scritto dal fascismo, non contemplava affatto la possibilità che un cittadino fosse men che virile. Per contro Il signore delle formiche “fa causa” a quell’ipocrisia che ha costretto molti al silenzio e al sotterfugio, per non dire alla negazione della propria identità.
Alcuni anni dopo il reato di plagio fu cancellato dal codice penale.
Il secondo film narra l’esperienza di S. Chiara nella chiesa di San Damiano, dove ha coltivato la propria vocazione. La regista rimane incollata alle mura di quel monastero, che per la giovane costituisce la quasi totalità del mondo a lei conosciuto. Un microcosmo di cui la stessa monaca è Sole perpetuo, attorno al quale le sorelle monache e la povera gente orbitano come astri. La regista propone una storia di emancipazione femminile che, invece di prendere vita nella sua essenza umana, è esposta a simbolo di un ideale come si fa con un’icona durante una processione.
Abile nel dare forma ai propri quadri, la regista perlomeno regala alcune immagini suggestive, non temendo di ambientare diverse sequenze nel buio delle campagne umbre e del monastero, usando unicamente la fioca luce delle candele o delle lampade a olio per illuminare la scena. Un’atmosfera suggestiva, che ben cattura la sensazione di quell’epoca per noi tanto lontana e oscura per le donne che osavano ribellarsi a un sistema secolare.
La regista cerca di ravvivare l’opera anche per mezzo della musica, che nei lavori di Nicchiarelli hanno spesso rappresentato la punta di diamante, qui inserendo veri e propri intervalli musicali, mescolanza di canti gregoriani e balli medievali in cui i personaggi esprimono i propri stati emotivi a mo’ di musical atipico.
La sera del 10 settembre la giuria della 79a Mostra del Cinema di Venezia ha decretato i vincitori nelle varie sezioni: All the Beauty and the Bloodshed, documentario della regista statunitense Laura Poitras sulla vita della fotografa e attivista Nan Goldin, è stato premiato con il Leone d’Oro per la miglior opera.
Il regista italiano Luca Guadagnino è stato premiato con il Leone d’Argento per la miglior regia per Bones and All, mentre le coppe Volpi ai migliori attori sono state assegnate a Cate Blanchett per Tàr e a Colin Farrell per The Banshees of Inisherin.
Saint Omer, film della regista esordiente Alice Diop, ha vinto il Leone d’Argento assegnato dalla giuria. Quest’ultima ha premiato anche Gli orsi non esistono di Jafar Panahi, regista iraniano arrestato e condannato lo scorso luglio per propaganda contro il regime. Il premio per la miglior sceneggiatura è andato a Martin McDonagh per The Banshees of Inisherin, film che racconta la strana fine di un’amicizia tra due uomini – Colin Farrell e Brendan Gleeson – su una sperduta isola al largo delle coste irlandesi.
Il Premio Marcello Mastroianni come giovane attrice emergente è andato a Taylor Russell, coprotagonista di Bones and All insieme a Timothée Chalamet.
Il film vincitore della categoria Orizzonti, che premia le opere più rappresentative delle nuove tendenze, è stato invece Jang-e jahani sevom (Terza guerra mondiale) di Houman Seyedi. La miglior attrice della categoria è stata l’italiana Vera Gemma, protagonista di Vera.
Nell’edizione appena conclusa la Mostra del cinema festeggiava i novant’anni dalla sua fondazione.
La giuria, presieduta dall’attrice americana Julianne Moore, era composta dal regista argentino Mariano Cohn, dall’attrice iraniana Leila Hatami, dai registi Leonardo Di Costanzo, Rodrigo Sorogoyen e Audrey Diwan – vincitrice del Leone d’Oro nel 2021 con L’Événement – e dallo scrittore britannico di origine giapponese Kazuo Ishiguro, Premio Nobel per la letteratura nel 2017.
Sangue e bellezza, amore e morte, finzione e realtà. Come in una danza vertiginosa, tutti questi elementi si sono palesati tra nei 23 lungometraggi in concorso alla 79.ma edizione della Mostra del cinema di Venezia. E non è un caso che abbia vinto il Leone d’Oro un’opera intitolata All The Beauty and The Bloodshed. Si tratta di una frase tratta da un rapporto psichiatrico e riferita alla sorella di Nan Goldin (la protagonista del documentario) morta suicida. Sicché in quella frase “vedeva il futuro, la bellezza e lo spargimento di sangue”.
Il sangue e la bellezza scorrono anche in Bones and All di Luca Guadagnino. Il regista che ha vinto il premio per la miglior regia. E l’amore fra i due impetuosi e giovani travolti dagli afflati cannibalici ha il colore rosso della passione e del sangue.
La tragedia greca è eterna anche alla Mostra del Cinema.
Lo dimostra Saint Omer, esordio nel cinema di finzione della documentarista Alice Diop. Per il suo esordio, la cineasta francese di origine senegalese trasporta il mito di Medea nell’aula di tribunale di una cittadina del dipartimento di Calais. Tra infanticidio e senso di colpa, un film che con merito porta a casa il premio per la miglior opera prima e il Leone d’Argento-Gran Premio della giuria.
Gli Orsi non esistono. Jafar Panhai, invece, sì. Anche se il governo iraniano avrebbe preferito che il cineasta si eclissasse. Tant’e che l’ha condannato a sei anni di reclusione per “Propaganda contro il governo”. Infatti, il regista non ha potuto essere fisicamente presente alla Mostra del cinema, per fortuna c’è il suo film No Bear, premio speciale della giuria.
Banshees of inisherin – Gli spiriti dell’Isola è forse il lungometraggio più bizzarro del concorso. E questo rappresenta un valore aggiunto. Scena dopo scena, ti spiazza e ti sorprende. Ridi e un attimo dopo ti spaventi. Ineccepibile quindi il riconoscimento per la miglior sceneggiatura. Al pari della Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile conquistata da Colin Farell, magistrale interprete di questo cinematografico, irlandese e intrigante teatro dell’assurdo.
In quasi tutte le opere viste alla 79.ma Mostra del cinema di Venezia era presente una scena di ballo.
Dopo l’emergenza pandemica, la voglia di stare insieme e condividere è molta sia sul grande schermo che nella vita. Per citare un noto aforisma di Nietzsche: “Dovremmo considerare persi i giorni in cui non abbiamo ballato”. Senza contare che al Lido quest’anno sono tornati i party, scomparsi negli ultimi anni a causa del Covid. E in Tár la musica la fa da padrona, visto che la protagonista è una magmatica, contradditoria, geniale direttrice d’orchestra. Il regista Todd Field ha dichiarato: “Questa sceneggiatura è stata scritta per un’artista: Cate Blanchett. Se avesse rifiutato, il film non avrebbe mai visto la luce”. Infatti la Coppa Volpi è stata assegnata alla bionda star americana. Non resta quindi che darsi appuntamento al 2023. Sarà l’ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. E siamo certi che il Festival darà ancora una volta ragione a Jean Cocteau: “Il cinema è la scrittura moderna il cui l’inchiostro è la luce.”
Di seguito l’elenco di tutti i vincitori della Mostra del cinema 2022.
- Premio Marcello Mastroianni per la migliore interpretazione emergente – Taylor Russell per Bones and All
- Premio speciale della giuria Venezia 79 – Gli orsi non esistono di Jafar Panahi
- Migliore Sceneggiatura – Martin McDonagh per Gli spiriti dell’isola
- Coppa Volpi per il migliore attore – Colin Farrell per Gli spiriti dell’isola
- Leone d’Oro per il miglior film – All the Beauty and the Bloodshed di Laura Poitras
- Coppa Volpi per la migliore attrice – Cate Blanchett per Tàr
- Leone d’argento per la migliore regia – Luca Guadagnino per Bones and All
- Leone d’argento gran premio della giuria – Saint Omer di Alice Diop
ORIZZONTI: TUTTI I VINCITORI DELLA MOSTRA DEL CINEMA
- Miglior corto – Snow in September – Lkhagvadulam Purev-Ochir
- Miglior sceneggiatura – Fernando Guzzoni per Blanquita
- Miglior attore – Mohsen Tanabandeh per Jang-e jahani sevom (Terza guerra mondiale)
- Migliore attrice – Vera Gemma per Vera
- Premio speciale della giuria – Chleb 1 Sól (Bread and Salt) di Damian Kocur
- Miglior regia – Tizza Covi, Rainer Frimmel per Vera
- Miglior film – Jang-e jahani sevom (Terza guerra mondiale) di Houman Seyedi
LEONE DEL FUTURO PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA LUIGI DE LAURENTIIS
Saint Omer, di Alice Diop
VENEZIA IMMERSIVE
- Migliore esperienza Venice Immersive – The man who couldn’t leave di Singing Chen
- Premio speciale della giuria – Eggscape di German Heller
- Gran premio della giuria – From the Main Square di Pedro Harres
VENEZIA CLASSICI
- Miglior film restaurato – Koroshi No Rakuin (Branded to Kill), di Seijun Suzuki
- Miglior documentario sul cinema – Fragments of Paradise, di KD Davison
LEONE D’ORO ALLA CARRIERA
- Paul Schrader
- Catherine Deneuve
PREMIO CARTIER FILMMAKER AWARD
- Walter Hill
PREMIO DEGLI SPETTATORI ARMAMI BEAUTY
- Nezouh, di Soudade Kaadan
Articolo della Dott.ssa Paola Perlini